13 ottobre: ricordo quel padre.

Avevo 17 anni quando i miei si sono separati.
Per me: una liberazione.
Mio padre picchiava mia madre. E io non potevo dire nulla.
Chiuso in una camera buia e silenziosa sentivo tutto: parolacce, offese, frasi sconnesse.
Avevo paura ogni volta che entravo in casa. Una casa umile dove anche il soprammobile metteva timore.
Quando Lui non c’era il tempo si trasformava in un tempo reale.
Quello che vivono le persone civili.
Un tempo in cui si apprezzano i sorrisi, le coccole, una bistecca al sangue da dividere in tre.
Un giorno freddo mia madre si alzò e mise un punto a questa storia. La sua storia.
Cambiò la serratura e lo cacciò di casa.
Eravamo liberi!
Liberati da un peso che rendeva buie le giornate definite da un sole d’inizio autunno.
Liberati da un mostro nero che martoriava il cervello di un bambino, cresciuto troppo in fretta.
Un giorno, dopo mesi, bussarono alla porta.
Aprii ed era Lui.
Con il suo solito viso pieno di aggressività, ma fondamentalmente buono.
Era tornato per mettermi, di nuovo, paura.
Quella paura che ricordi sempre.
Perché ci sono dei momenti che vivono in noi.
E compaiono quando il ricordo bello o brutto è fortemente delineato. Sentito. Mai dimenticato.

13 pensieri su “13 ottobre: ricordo quel padre.

  1. Purtroppo sono cose che rimarranno sempre impresse e che influiscono sul carattere e sulla vita di ogni bambino che si trova a doverle subire.

    Mi dispiace davvero Ema, buona giornata.

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  2. “Con il suo solito viso pieno di aggressività, ma fondamentalmente buono.”
    Per esperienza personale “uomini cosi” nascondono un vissuto di sofferenza grande per cui agiscono con i propri cari con la stessa violenza che hanno subito loro da piccoli e credono che sia giusto comportarsi allo stesso modo. E’ terribile lo so ma sono da compatire insieme alla famiglia costretta a sopportarli. Ciao Ema e buon pomeriggio. 🙂

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