Ho capito #8

In questi giorni ho capito che il tempo è lento e può fare male più di un colpo di fucile, che so pulire più di come faccio generalmente, che presto più attenzione alle cose, a una conversazione al telefono.
Ho capito che so apprezzare
la colazione con la tovaglietta e il tovagliolo a riporto e che riempire la giornata è fondamentale per non diventare pazzi. Che la mia camera non ha più polvere per quante volte l’ho pulita. Che siamo a marzo e tra un mese è il mio compleanno.
Ho capito che le domeniche sono più lunghe delle solite domeniche, che so apprezzare il caffè e la sua relativa tazzina. Che la calma imposta con cui faccio le cose, non l’ho mai avuta in vita mia.
Ho capito che le persone hanno paura, che molte hanno un finto senso civico. E che sono solidali ora, ma non lo sono mai state in vita loro.
Ho capito che devo rimettere in ordine dopo pranzo e che il sole esiste, così come esistono le giornate di pioggia e di vento.
Ho capito che le cassiere sono fondamentali e a loro deve essere aumentato lo stipendio. Ho capito che senza i medici, infermieri e personale sanitario il mondo non andrebbe avanti e che i calciatori guadagnano troppi soldi, rispetto ad altre categorie.
Ho capito che il postino è più bono del solito, così come il mio vicino di casa, a cui non davo mai attenzioni.
Ho capito che la disciplina è fondamentale perché senza quella sbanderei ogni minuto, secondo, attimo.
Mi mancano i “Ciao, come stai?”detti a voce e i caffè presi al bar, prima di andare in studio.
Ho capito che oggi il tempo sta cambiando e che abbiamo una forza interna, che ci potrebbe aiutare ancora. Ancora ed ancora.
Spero che arrivi domani e sarà tutto finito. Intanto, ho capito molto.
Buona domenica!

Vicini, senza toccarsi ora #7

Una musica jazz,
una tazza di caffé.
Occhi che si guardano.
Luci soffuse in un bar di periferia.
Assordanti silenzi interiori
scompaiono per un attimo.

Quello sguardo!
Complice, vero, mistico
e nascosto da un paio di
occhiali di tendenza.

Come beve il caffé? Mmm
Come nessuno, fino ad ora.
Eccitante situazione.
Nulla di porno, né di sentimentale.

Sguardi che continuano fissi,
a dirsi “vorrei fare qualcosa!“,
no, non la voglio fare!
Meglio gustarsi questo
momento. Sospesi su
una nuvola bianca.
Vicini, senza toccarsi ora.

Photo by stein egil liland on Pexels.com

Anche solo con un fiore #6

Già domani.
Sarà luce, a primavera.
Urla di bambine davanti a scuola.

Già domani.
Non come ora.
Rinchiusi in casa.
Negati abbracci.

Già domani.
I ciao come stai?
saranno trasformati in
due baci che schioccano.

Già domani
Non come ora.
Le parole circoscrivono.
Gli affetti si allontanano.

Già sarà domani
e tutto sarà passato.
I mostri svaniranno.
Le amiche si stringeranno.
Le mamme baceranno.
I caffé brinderanno.
Le aiuole rinvigoriranno
anche solo con un fiore.

Mattina, pomeriggio e sera #5

Sono a Marbella. Fa caldo. Spiaggia piena. Gente che si scambia sguardi ammiccanti. Sudore. Baci dati a persone a caso. Easy.

Sono, in realtà, a Chieti. Cani abbaiano per finta. Un silenzio assordante rimbomba nelle case. Sono abituato all’asocialità, ma quando si vive, tutti, nell’asocialità, mi fa strano. C’è una percezione strana. Sembra agosto, a primavera. Sembra quando nevica e non puoi uscire.

Stamattina: ho studiato, pulito, letto, cucinato. Rimesso a posto la spesa. Guardato una puntata di una serie.

Pomeriggio: ho studiato, letto, letto, iniziato a cucinare, ho raccontato una storia al telefono ai miei nipoti, tramite un vocale di whatsapp. Sono uscito con i cani.

Ora: farò esercizi e vedrò Mentana, per le notizie. Vedo e sento le notizie, una volta al giorno, per non farmi prendere dal’ansia.

Buona serata!

Em@

#siamotuttisullastessabarca

Musica che ha accompagnato la scrittura di questo post: https://www.youtube.com/watch?v=Hyj_CrvS5-o

Gente confusa #5

Caro diario,

rumori di macchine, misti a cani e a padroni nervosi, si ascoltano dalla finestra. La luce del giorno oramai è scesa. Come le serrande dei negozi, dei bar. Situazione surreale, che esiste. Non solo nella mia mente contorta, ma esiste. Gente sbigottita, confusa. Alcuni corrono da soli, con le cuffie, per allontanarsi dalla paura di una stanza chiusa, di quattro mura. La solitudine fa paura. Più del virus, più della televisione, più della pandemia.

Oggi, il sole caldo avrebbe permesso: passeggiate, chiacchiere e risate. Abbracci, “ciao come stai?”,ci vediamo domani.

Domani sarà uguale, e non si sa per quanto. Ma, questo pomeriggio ho apprezzato: la calma, la lettura, il riposo. Un po’ meno la dolce sinfonia di un cane di nome Pedro, che non smette di dire al mondo: “Ci sono anche io!”

A domani!

Em@

Vorrei essere indaco #4

Caro diario,

questa zona rossa, sinceramente, ora, non mi fa paura.

Mi fanno paura le persone sciagurate, che non danno importanza alle regole. Tanto a me non capita!

Pensano di essere invincibili. Di essere immuni. Da un dolore, un sintomo, una perdita.

Vorrei essere indaco. Indefinito. Non celeste, né viola.

Vorrei essere un pianeta, senza nessuno (Perché la gente non riesce a capire? Riesce solo a correre? A farsi venire il panico?).

Vorrei pormi degli obiettivi giornalieri: vedere meno tv, sì a qualche serie; isolarmi dai social, tanto servono solo ad aumentare tensione e ansia; sì a studiare, conoscere. Leggere un bel libro che avevo iniziato. Lasciato a metà; vorrei passeggiare, isolato naturalmente, con i cani. E lasciarmi trasportare da questo freddo e questo sole, che non sono niente male.

Questa mattina ho ascoltato una bella storia, te la lascio di seguito: (https://www.raiplayradio.it/playlist/2019/04/Rai-Radio-Playlist-Item-50799f66-7077-49c0-9ffe-4baa0f2949e0.html)

Per oggi ti saluto, forse a domani.

Em@

Mancanze #3

Caro diario,

io, ho vissuto in una grande città. E la percezione delle cose è diversa. Tutto corre veloce, senza sosta. Tram, automobili, metro. Gente. Gente e altra gente.

La gente, che torna dal nord, per la questione di cui tutti sappiano (#coronavirus), secondo me non si è resa conto del problema.

Non ha letto nulla, non si è informata. Non ha capito.

Ha continuato a vivere come sempre, salutandosi amorevolmente, correndo da una parte all’altra, facendo aperitivi. E chi più ne ha, più ne metta.

Quando, ieri, ha capito che la Lombardia “veniva chiusa”, ha fatto le valigie.

E, a tarda sera, ha preso il treno…direzione sud.

Questa per me è una mancanza di rispetto. Una non curanza della propria persona e delle famiglia. Un “vado a casa dalla mamma, che sto a fare per un mese a Milano!”

Posso capire il panico, l’ansia, il non riuscire a gestire la situazione. Ma, non capisco la mancanza di informazione, l’ignoranza (nel senso di ignorare) e la mancanza di responsabilità.

Detto ciò, caro diario, ti saluto da una città piccola. Dove tutto trascorre lento, dove gli anziani non hanno ancora capito che si devono stare a casa. Dove il tempo è lento. E la paura, forse, ridimensionata, perché col tempo lento già percepita.

Em@

Gattino bianco e nero #2

Caro Diario,

oggi sono stanco. Al limite. Ci sono quei giorni che vorresti chiudere a chiave la porta, e mandare a fanculo il mondo.

Ma… non sono depresso, né ansioso.

Sono stanco e vorrei un po’ di calma. Essere compreso. Ma chi ti capisce?

Devi fare due passi indietro, non assolutizzare nulla e calmarti. Kar(l)ma.

Dalla finestra vedo un gatto. Gattino. Bianco e nero. Gioioso e calmo, non pensa a nulla. Sulle scale soggiorna, da mattina a sera. Ora, sotto uno stendino di panni neri, si stira. E’ scappato…poi tornerà.

Torneranno i giorni senza #coronavirus. Prima o poi.

Oggi c’è il sole. Ma, fa freddo.

Vado a prendermi una tisana, ma prima passeggio un po’!

A domani!

Em@

Era nuova #1

Caro diario,

è difficile scrivere qualcosa in quest’era da coronavirus. Paura, non conoscenza, superficialità. Andiamo nel panico!

Il panico mi distoglie dai pensieri di sempre. Chi lo ha generato? I media ed una politica frammentaria.

Vorrei parlare, anzi parlo della fragilità umana.

Fragile uomo seduto su una panchina. Osserva chi passa. Non si avvicina nessuno. Tutti hanno paura degli starnuti. Goccioline, che volano come pugnali. Lavarsi le mani, con insistenza, come in ospedale. Fino a dieci giorni fa, non sapevo cosa significava lavarsele!

Perché tu ti lavavi le mani?

Evitiamo i contatti umani. Baci, abbracci. Cultura.

Sì: stringersi con un abbraccio, con un semplice bacio, con una carezza è qualcosa che ci appartiene. Come l’aria, come il sesso, come l’odore di maschio. Quanto amo annusare il maschio!

Sono le 17:18 ed oggi ho appreso:

  • che la pioggia mi isola, mentre passa l’aggiustatutto che vorrei farmi (scusate la volgarità!);
  • che siamo fragili. Io lo sono, ma molto meno di altre persone. Forse quando si è abituati a sprofondare perennemente, la fragilità altrui sembra maggiore. Più potente, d’impatto;
  • che la mamma di Luca ha un nuovo gattino. E…ora andrò a vederlo!

Ciao caro diario!

Forse a domani!

Em@

Photo by Burst on Pexels.com