Viento

Il suono del vento mi ha frastornato.
Ubriaco agli angoli della strada.
La stessa di ogni mattina.
Alle 9 ho il corso.
Seduto.
Insistente, il vento, mi trapana il cervello realmente.
Mi disorienta.
Mi fa sbarellare.
E quel suono da dove proviene?
Dalle montagne, dal cielo o dai meandri degli abissi?
So solo che faccio fatica a riprendermi,
ripensando ai sogni ricorrenti di bambino,
quando il vento mi faceva volare.
Ho un ricordo talmente vivido che sembra reale.
Viento.

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Psychology

Oggi grigio, come le nuvole grigie.
In realtà, mi sento grigio solo perché voglio sentirmi così.
Corazza per nascondere qualcosa di più profondo?
Profondo come il mare in tempesta! Che paura profonda! Non vedi nulla, se non cavalloni di onde che arrivan a riva.
La riva ed il ristoro.
La calma dopo la tempesta.
Il sereno che abbaglia come un sole di agosto.
Tra mezz’ora ho un corso.
Psychology 
Oggi grigio, come me. E il mio voler essere di un colore.

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Non fa particolarmente freddo

Non fa particolarmente freddo.

Fuori è nuvoloso. Solo brusio di macchine e qualche ambulanza.

Un clacson. Forse chiama qualcuno, una donna in attesa.

Comunque non vedo nulla. Immagino.

Seduto davanti a un computer, mi domando cosa scrivere.

Scrivo quello che mi va: ho mangiato un mezzo pancake con la marmellata, ho bevuto un caffé, ho letto e studiato. Ho pranzato e sono uscito.

Fuori macchine, che passano. Anche se vivo in una città senza traffico.

Non devo dimostrare niente a nessuno. Forse nemmeno a me stesso.

Oggi mi tampono.

Non fa particolarmente freddo.

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Il bambino con la bici

Siamo in una città del centro Italia, agreste e incontaminata. Un tessuto urbano senza definizione. Un freddo rigido.
Un bambino gioca con la sua bici. Ha una casa piccola. Un bagno piccolissimo.
Lo vedo girare avanti e indietro con questa bicicletta. Forse regalata. Forse prestata da qualche cugino.
Lo spazio della sua pedalata è un quadrato. Circoscritto.
Il bimbo è felice.
I suoi occhi sorridono, mentre passo. E mi trascinano verso il suo mondo.
Una realtà senza pregiudizi, né competizioni.
Una realtà di azione, simbolo ed immagini.
Una realtà che vorrei vivere, almeno per qualche secondo, ogni giorno.
Pensiamo sempre ai grandi, ai vestiti firmati, alle raccomandazioni. Ma, dimentichiamo molto spesso, anzi sempre, la vita dei bambini.
Una vita che va ascoltata e presa d’esempio.
Una vita che va compresa e non abbandonata, come un soprammobile, solo perché piccola.
W i bambini!

Nuova era durante il covid #1

Stamattina solita camminata. Alle 6.00, quasi nessuno in giro. Gli alberi, io e i padroni con i cani.

Alle 8, caffè con la mia amica B.. Fa la maestra. Come? Bo. Ma, è simpatica. Argomento di questi giorni: GPS, GAE, tfa sostegno, scuola e mascherine.

Sto studiando per il tfa. Studio intenso, ma consapevole. Non eccedo. E’ inutile.

Ho mangiato del riso. In bianco. Con fagioli. Tutto a crudo.

Riposo.

Passeggiata con i cani.

Scrivo.

Oggi ha fatto caldo. Umido. I cani stanno sul letto di Luca. Dovrei cucinare.

Stasera non cucino. Non ho voglia.

Vedo Ugly Betty, telefonerò a mia madre. Mia sorella. Leggerò: un libro di Pedagogia e L’albero della scienza di Baroja.

Nuova era, durante il Covid.

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La mascherina

Definizioni di mascherina:
1) oggetto di ornamento che serve ad abbellire braccia spoglie;
2) sciarpa o bufanda che, posizionata vicino alla gola, serve a proteggerla;
3) frontino, di ultima generazione, indossato anche da uomini virili, a 40 gradi all’ombra.
La mascherina è diventata la moda del momento. La trovi nelle boutique, al tabaccaio, in farmacia.
Ovunque.
Gli anziani la usano per coprire solo la bocca, i viandanti come borsetta.
Nonostante questo feticcio sia diventato , ripeto, il trend del momento, in quasi tutti i bar della mia città, non viene indossato né dai clienti, né dai gestori e/o camerieri.
Per il sottoscritto, tre sono le motivazioni:
A) I baristi pensano di essere immuni al Covid;
B) I baristi hanno contatti stretti con le alte autorità dell’esercito;
C) I baristi non fanno pagare la colazione ai vigili.
Se sei interessato a questo sondaggio, puoi scegliere l’opzione che per te è piu giusta e scriverla nei commenti.

Mare! Blu! Splash!

Blu! Splash! Mare!
Fa caldo. E al mare ci si abbronza sicuramente.
Le dita saranno esauste. Condivisione, fb, msg, faceapp, videochiamata.
Si è persa: la calma che si assapora con una musica di sottofondo, la riflessione di una frase sgualcita.
Si è perso: il tempo per chiedere “Come stai?”, il gesto di una carezza non interrotta.
Più facile mettersi in posa. Lucente per causa artificiale. Ammiccante per guadagnare cuoricini.
E l’essenza dove sta?
Forse smarrita nei fondali marini!
Mare! Blu! Splash!

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Bambina con le trecce

Andare. Forse. Lontano.
Stazionare
e guardare chi passa.
Una bambina con le
trecce sorride seduta
su una panchina.
Nuvole si muovono.
Aprono e chiudono
un cielo limpido.
La bambina rimane.
Gioca con un ramo caduto.
Accarezza un gatto randagio.
Si emoziona.
Mentre altrove mascherine di uomini
fanno festa.
Stipati in un bar del centro.
Che gronda sudore e virus.

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Il treno dei bambini

Una bella storia profonda e cruda, allo stesso tempo.
Una scrittura chiara ed immediata, a tratti emozionante.
E’ una storia che parla di bambini e di un bambino in particolare, Amerigo Speranza-Benevenuti.
Amerigo si trova a cambiare vita e a scappare dalla miseria. Viaggia su un treno di bambini (il treno che dà il titolo al romanzo).
Un treno che lo porterà ad essere accudito, amato, ascoltato.
Un treno che cambierà per sempre la sua percezione delle cose. E la sua esistenza.

Storia: 8 1/2
Stile: 8 1/2
Copertina: 8

Ho capito #8

In questi giorni ho capito che il tempo è lento e può fare male più di un colpo di fucile, che so pulire più di come faccio generalmente, che presto più attenzione alle cose, a una conversazione al telefono.
Ho capito che so apprezzare
la colazione con la tovaglietta e il tovagliolo a riporto e che riempire la giornata è fondamentale per non diventare pazzi. Che la mia camera non ha più polvere per quante volte l’ho pulita. Che siamo a marzo e tra un mese è il mio compleanno.
Ho capito che le domeniche sono più lunghe delle solite domeniche, che so apprezzare il caffè e la sua relativa tazzina. Che la calma imposta con cui faccio le cose, non l’ho mai avuta in vita mia.
Ho capito che le persone hanno paura, che molte hanno un finto senso civico. E che sono solidali ora, ma non lo sono mai state in vita loro.
Ho capito che devo rimettere in ordine dopo pranzo e che il sole esiste, così come esistono le giornate di pioggia e di vento.
Ho capito che le cassiere sono fondamentali e a loro deve essere aumentato lo stipendio. Ho capito che senza i medici, infermieri e personale sanitario il mondo non andrebbe avanti e che i calciatori guadagnano troppi soldi, rispetto ad altre categorie.
Ho capito che il postino è più bono del solito, così come il mio vicino di casa, a cui non davo mai attenzioni.
Ho capito che la disciplina è fondamentale perché senza quella sbanderei ogni minuto, secondo, attimo.
Mi mancano i “Ciao, come stai?”detti a voce e i caffè presi al bar, prima di andare in studio.
Ho capito che oggi il tempo sta cambiando e che abbiamo una forza interna, che ci potrebbe aiutare ancora. Ancora ed ancora.
Spero che arrivi domani e sarà tutto finito. Intanto, ho capito molto.
Buona domenica!