Incompresa

autumn moments (5)

Era una bambina che amava il cioccolato. Il gelato al cioccolato. Ogni giorno tirava la gonna della mamma e le diceva :”Mamma, mamma, voglio il gelato!”
E la mamma le rispondeva: “Al cioccolato, naturalmente!
Non amava gli spinaci, la frutta. Solo il gelato.
Anche d’inverno, quando le nuvole sprigionavano pioggia. E i bambini stavano a casa, distruggendola. Spargendo, per terra, giocattoli.
Assunta, questo era il suo nome, viveva in un piccolo paese dell’entroterra abruzzese. Ed era figlia unica.
Questo le pesava, un po’. Perché non poteva confidarsi con nessuno. Non poteva dire a nessuno quanto le piaceva disegnare.
Alberi, case grandi. Piazze giganti. Panchine vuote. Mamme sole, con accanto cani.
Un giorno decise di nascondersi, per non farsi ritrovare. In quanto incompresa.
Si nascose in una parte della casa, accessibile solo a lei. Alla sua statura.
E da lì, sentì quel nero che aleggia nelle persone preoccupate. Ansiose.
Che hanno perso qualcosa.
E da lì, sentì quel silenzio assordante. Che uccide, chi ti ama.
Assunta, alla fine, decise di uscire. E chiese scusa a sua madre.

Neve Incantata

autumn moments (4)

 

Neve. Che non lasci spazio all’immaginazione. Perché copri, ricopri.

Ricopri case, innamorati che si baciano. Palestre piene, che non hanno la percezione del tuo cadere lento.
Un cadere che non ha un suono. Suono espresso solo da un “wow” di un bambino, che dalla finestra osserva. Pensa di essere in montagna. Dove tutto è fermo, immobile.
Vorrebbe capire cosa stanno facendo i propri genitori. Sono le sei ed ancora non tornano.

Che bello tornare a casa! Mettersi in poltrona, guardarsi negli occhi, stringersi forte. E guardare un film.

Mentre la neve, continua a cadere lenta.

Neve incantata da ciò che abbiamo dentro.

 

Neve Incantata
Libro della settimana: Neve Incantata di Cronin, Edizioni Bompiani. (immagine web).

 

 

 

 

 

 

Giocare

autumn moments (3)

Giocare quando si era piccoli. Vedevi solo il pallone. Che rotolava, senza direzione. Correvi, per non perderlo di vista.
Giocare tra sabbia e ombrelloni. Eravamo scavatori nati. Nati per costruire castelli, case nuove, diverse dalla realtà. Quanto amo la fantasia!
Giocare tra coperte sgualcite. Guardarsi, annusarsi, sperimentare un corpo, che abbiamo voglia di percepire. Con tutti i sensi. Compresa l’anima, che si nasconde. E che esce in quei momenti. Quanto godo!
Giocare suonando i campanelli. Che adrenalina, che si perdeva nel vento. Troppa velocità per allontanarsi, e non farsi scoprire.
Giocare ascoltando le pietre che cadono, i rami, che sorretti dal vento scivolano, a volte. A terra.
Quanto è difficile la terra. Alzarsi, camminare, ritrovarsi. Conoscersi. Di nuovo amarsi. Allontanare la monotonia.
Quanto è difficile essere, senza apparire. Nascondersi perché non si vuole per forza una conferma. Confermi?
Amo ancora giocare, sul balcone della nonna, che mi chiama e mi dice: “Ema, è pronta la merenda!”

 

Come coriandoli a febbraio

autumn moments (2)

Amo questo inverno. Sorvola anime distol(r)te da un buio che disorienta.
Sono anime che camminano. Sfiorano. Toccano. E si guardano allo specchio: “Oh! Come sono bella!”; “Sembro una modella!”.

Conduco la macchina, mentre fuori piove. Non c’è nessuno per strada. Una fontana che continua a piangere. Anche se piove. Piove da ieri e non smette.
Ora, sono a casa. Sento questa lluvia. Rimbomba sui tetti del quartiere.
Dalla finestra, vedo me stesso, che guarda quest’acqua.
Che cade, cade, cade, cade, e ancora cade. Giù.
Come coriandoli a febbraio.

Amo quest’inverno.
Forse odio la pioggia che si infiltra nelle pezze dei vestiti.
E…non mi fa respirare.

Finalmente

autumn moments

Nessuno è solo. Anche se lo crede. Basta guardare fuori. E c’è qualcuno che passa. “Ciao! Come stai?”– ti dice. Tu, devi rispondere.
Devi rispondere ai rumori, alle gioie, all’amore. Ahimé, anche al buio dei dolori. Dolori che nascondono tanta fragilità.
FRAGILE. Sei fragile, che adesso non vuoi vedere nessuno. Allontanare il battito di ali di una angelo (forse) che vuole aiutarti.
Adesso, vivere significa morire.
Ma, domani forse vivere di nuovo.
Fuori, c’è il sole. La macchina è parcheggiata. Finalmente, ti sei convinto ad uscire. Ed è già un inizio. Cazzo!