Mentre scrivo queste parole, fuori, le cose prendono una loro direzione. Direzione che ognuno di noi sceglie, a volte direzioni ostacolate dal caso. Dal destino.
Immaginiamo sempre le vite altrui, case nuove, collane firmate. Immaginiamo momenti che hanno vissuto altri. Momenti che non ci appartengono, ma che vorremmo tanto ci appartenessero.
Guardiamo, mentre passeggiamo, storie mai immaginate. Lui troppo bello, lei troppo brutta. Lui grasso, Lei magra. Lui che un tempo odiava il cane, che ora sta con lei che lo obbliga a portare un pinscher nano.
Guardiamo dentro le case, io lo faccio spesso. Soprattutto d’estate quando è buio e passeggio con il cane. Dentro, famiglie che litigano, bambini che urlano, divani imperfetti. Tutto amplificato dal contrasto luce e buio della sera. Notte.
Guardiamo le stagioni che passano. E che a volte ci lasciamo scappare. Per paura. Paura di non farcela. Primavere a pensare, Estati a pensare, Inverni a pensare, Autunni a pensare. Tralasciando l’azione che potrebbe allontanarci, portarci in un altrove non necessariamente lontano.
Guardiamo lo specchio. Ci guardiamo allo specchio. Sempre con qualcosa che non va o con qualcosa che vorremmo cambiare: il sorriso imperfetto, un neo che prima ci piaceva e oggi non ci piace più.
Guardiamo non sempre attentamente. Perché l’attenzione ci allontana dal tran tran quotidiano, che ci avvolge nel suo vortice. E a volte il vortice ci fa comodo perché ci rende persone che esistono agli occhi degli altri. E non ai nostri.
Mentre scrivo, queste parole, fuori, un ragazzo cammina verso dove vuole. Verso la sua vera storia, che prende spunto dalle storie degli altri, ma che segue la sua.