56: Matrimonio Silenzioso

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Silencio, por favor, Aprile 2016

 

 

Silvia ed Enrico sono sposati da cinque anni. Anni di silenzi, anni di ricordi vissuti. Ricordi passati.

Tra di loro, mai un ti voglio bene, un come stai bene. A volte, gesti di consenso quando parenti si intrufolano nella loro ampia casa. Ampia, ma vuota. Vuota e sterile.

Tra di loro, frasi di circostanza, un buongiorno di circostanza per placare l’aggressività evidente di entrambi.
Mai una coccola, mai una carezza.

Enrico e Silvia vivono con l’orologio al polso. Che scandisce i tempi della cena, della nanna, della levataccia mattutina di lui, della spesa di lei, del pranzo in solitudine di lei, dell’attesa di lei che aspetta lui, guardando le lancette. Che vanno a una velocità ridotta, mentre Silvia continua a guardarle. Con insistenza.

Il loro è un matrimonio combinato. Cose di altri tempi. Realtà che esistono ancora. Lei, appena sedicenne è uscita di casa. Ha provato a scappare, ma l’hanno subito ritrovata.
Lui, ventenne di ricca famiglia contadina. Brutto, buono e fuori forma.

Il loro è stato un matrimonio combinato, con tanto di ricevimento e festa di paese. Con tanto di ballerini di danza classica, che in fila e sulle punte, accoglievano l’entrata di lei in chiesa.

Il loro è un matrimonio silenzioso. Che circoscrive sentimenti in due interiorità fortemente sgretolate.

Un matrimonio silenzioso che sa di nero, di buio, di notte senza stelle. Che sa di uomo che sceglie di buttarsi dal quinto piano di un palazzo quasi nuovo, perché non riesce a pagare i debiti. E non sa come fare.

Un beso, 

Em@

 

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